FARE L’UMANO

di rav Haim Fabrizio Cipriani

“Facciamo l’umano…” [Gn. 1:26]

In questo noto e controverso passo biblico la Trascendenza annuncia la creazione della specie umana parlando, apparentemente, al plurale. Un midrash rabbinico [Bereshit Rabbà 8:5] suggerisce poeticamente che il plurale si riferisca alle schiere degli emissari divini i quali, all’annuncio dell’imminente creazione del genere umano, si sarebbero divisi in due fazioni. La prima gridava “Sia creato!”, mentre il secondo gruppo dissentiva esclamando: “Non sia creato!” La Trascendenza avrebbe interrotto l’acceso dibattito annunciando: “Perché continuate a dibattere? Già abbiamo fatto l’umano.”

Il dibattito fra i due gruppi si riferisce al fatto che abbia senso o meno il creare un’entità con un forte potenziale, ma strutturandola in un modo tale da rendergli di fatto impossibile il realizzarlo. In questa lettura l’essere umano è visto come il prodotto di questa discussione, e non è quindi generato nonostante l’opposizione del “Sia creato!” e del “Non sia creato!”, ma grazie ad essa e attraverso di essa. Come a dire che l’umano è nello stesso tempo degno e indegno di essere creato, e porta indelebilmente in sé i segni di questa sua natura.

La creazione dell’essere umano, avvenuta secondo la tradizione proprio in questa stagione, è alla base delle ricorrenze che aprono l’anno ebraico, Rosh haShanà e Yom Kippur. Questi momenti si svolgono all’insegna della Teshuvà,“ritorno”, perché è come se ogni individuo fosse chiamato a tornare a quel momento di nascita, in cui l’umanità è emersa da questa frizione fra dignità e indegnità del suo stesso essere. Questo ci conduce alla seconda accezione della parola teshuvà, ossia “risposta”. Perché ogni essere umano, con le sue scelte di vita, costituisce una reazione e una risposta viventi a queste due posizioni, “Sia creato!” e “Non sia creato!”. Sarà questa risposta a giustificare o meno la sua esistenza e quindi l’esistenza dell’intera umanità, permettendo quindi la continuazione di un costante processo di creazione dell’umano, creazione che non si situa quindi nel passato, ma in una dimensione a-venire.

Quale sarà la nostra risposta?

Shanà Tovà, ketivà v’chatimà tovà

Rabbino Haim Fabrizio Cipriani